La città di Catania è in fermento per la celebrare la sua patrona: Sant’Agata.
Ogni anno, dal 3 al 5 febbraio, la città etnea s’illumina per accogliere migliaia di fedeli e turisti da tutta l’Italia e dall’estero; si tratta di una della più importante celebrazione culturale e religiosa della Sicilia, la terza al mondo.
La storia della festa risale al Medioevo, periodo durante il quale la città di Catania era frequentemente colpita da terremoti e parossismi vulcanici, al punto che i catanesi, disperati ed esasperati, si affidano alla preghiera chiedendo protezione a Sant’Agata. Tra il 1092 e il 1094, sotto la dominazione normanna, venne costruita la Cattedrale, nel luogo in cui, secondo la leggenda, Sant’Agata sarebbe apparsa ai fedeli durante un’eruzione dell’Etna.
La prima festa documentata risale al 1126, anno in cui ritornarono a Catania le spoglie della Santa, che furono trafugare e portate a Costantinopoli. Nella notte del 17 agosto i cittadini si riversarono nelle strade della città per ringraziare Dio per aver fatto tornare le spoglie della martire, dopo 86 anni. Tantoché, ancora oggi, in quella stessa data, la Santa viene celebrata con una processione più piccola. Inoltre, è proprio a quella notte che risale la tradizione di indossare il “sacco” di Sant’Agata, in memoria dei tanti cittadini che accorsero al porto, in abbigliamento da notte, per riaccogliere la propria Santa.
Inizialmente, veniva portato in processione solo il velo appartenente alla Santa; successivamente, alla festa meramente religiosa vengono accostati festeggiamenti popolari, con spettacoli di diversa natura che si sono mantenuti fino ad oggi.
In generale, la festa di Sant’Agata rappresenta per i catanesi un’occasione per celebrare non solo la loro fede, ma anche la loro identità attraverso il folclore che inonda la città. Uno degli aspetti che salta subito all’occhio è indubbiamente lo street food di prodotti tipici: dalla bancarella di “calia e simenza”, a quella delle caramelle e del torrone. Ma il vero emblema culinario della storia della santuzza sono: le “olivette” e le “minnuzze di Sant’Aita” che, già da gennaio, riempiono le bancarelle e le vetrine delle pasticcerie.