Vuoi gustare la tradizione? La risposta è semplice: pane e panelle, l’immancabile street food palermitano la cui fama fa il giro del mondo.
Chi non conosce la specialità della mia città? Chi dice Palermo, dice anche PANE E PANELLE. Tutti i turisti ne hanno assaggiato almeno uno, dico “almeno” perché a volte uno non basta a bloccare la costituzionale voracità di chi lo mangia.
Il panellaro è definito da qualcuno un “artista di strada” dal momento che ogni buon panellaro che si rispetti, possiede una moto ape detta più comunemente “LAPA”. E’ una sorta di fast food ambulante che si sposta per le strade in cerca di clienti. Lo troviamo spesso vicino le scuole nelle ore di ricreazione, nei pressi dei cantieri con gli operai in pausa pranzo.
Di che si tratta? Nient’altro che la variante fritta della farinata di ceci. Semplice e buonissima pietanza tradizionale di Palermo che se non l’hai ancora provata, dovresti cercare occasione per farlo.
Tra storia e tradizione
La storia delle panelle sembra risalire ai tempi degli arabi, quando la farina di ceci venne cotta per renderla più buona e digeribile.
Gli arabi macinavano i ceci per ricavarne una farina da mescolare all’acqua. L’impasto così ottenuto si cuoceva fino a che non diventava una sorta di polenta e poi si lasciava raffreddare in contenitori cilindrici, per dargli una forma pratica da usare in cucina. Dopodiché, i panellari di Palermo affinarono la ricetta aggiungendovi semplicemente sale e pepe e la cosa più gustosa: la frittura. Le fettine ricavate dal cilindro di farina di ceci mescolata e cotta con l’acqua venivano e vengono ancora oggi fritte nell’olio di semi e servite in un comodo panino da mangiare anche per strada. Pane e panelle è, infatti, diventato lo street food siciliano più tipico che ci sia.
Oggi i panellari si appostano in punti strategici agli angoli di licei, uffici e strade affollate. Il resto lo facevano gli affamati. Tutti, o quasi, amano pane e panelle; da Pirandello a Sciascia, anche i grandi maestri della letteratura italiana si sono pappati questa specialità per le strade di Palermo.
Il panellaro frigge sempre senza sosta e intorno a lui c’è sempre un gruppetto di gente che mangia, a tutte le ore del giorno, e si pulisce le mani con un pezzo di carta, raramente con tovaglioli. Vende cazzilli o crocchè (crocchette di patate), felle o quagghie (melanzane fritte a fette o intere). Se poi la friggitoria è fissa, le leccornie (rigoramente fritte) aumentano a dismisura: carciofi, cardi e broccoletti (cavolfiori) fritti in pastella, anelli di clamaretti, pesciolini e chi più ne ha più ne metta, possiamo trovare anche vaschette di “Pasta al forno!”
Tuttavia resta il nome di “panellaro” perché la panella rimane la regina e a Palermo la si deve mangiare calda, dentro la tipica pagnotta, anche con il solleone di Agosto.
Pane e panelle in casa
Ma come è fatta questa panella? Come già detto si tratta di semplici frittelle di farina di ceci …e di forza nelle braccia!
Acquistate al supermercato una confezione di farina di ceci da 500 gr, mettete un litro e mezzo di acqua fredda in una pentola e fate cadere pian piano la farina. Mescolate con un cucchiaio di legno fino a che la farina non si sciolga del tutto e mettete a cuocere fuoco medio, per circa 30 min, mescolando continuamente fino ad avere un impasto cremoso.
Dopo aver messo a dura prova la forza del vostro braccio, aggiungete sale, pepe e prezzemolo ed il risultato sarà favoloso.
Mettete il composto ancora caldo in una forma rettangolare e fate raffreddare del tutto, altrimenti rischia di rompersi. Adesso avrete una forma semisolida che taglierete facilmente a fettine ed ecco le famose panelle ancora crude.
Friggete le panelle in olio di semi bollente, ponetele su di un piatto con della carta assorbente e buon appetito!