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Manifestazione esemplare di stile e amalgama di forme e arte, il palazzo Chiaramonte Steri si innalza nelle sue massicce forme in un contesto prettamente siciliano nella bellissima città di Palermo. Dimora regia fu sede di governanti, tribunale di giustizia, e segnò il passaggio fra il castello medievale ed il palazzo Patrizio. Con il restauro della facciata sono venuti alla luce dei solchi lasciati dalle gabbie appese, destinate all’esposizione delle teste dei baroni.

Durante i restauri fu scoperto un passaggio segreto che portava alla “Stanza dell’ Inquisitore”, terribile luogo di torture e celle per i carcerati. Le “Carceri segrete” per i detenuti in attesa di giudizio.  

Era solito, per quel periodo, celebrare gli “Auto da Fé”: grandiose cerimonie pubbliche in occorrenza delle quali venivano approntati palchi per le autorità, per il clero, per l’aristocrazia e platee per il popolo. Era a tutti gli effetti una cerimonia di riabilitazione pubblica, nel corso della quale si sfilava in processione per le vie della città, tenendo in mano la palma (perché i Salmi recitano che “il giusto fiorisce come palma”) e una candela.

Questa stava a simboleggiare la luce interiore della fede. Il penitente veniva così riconciliato con la fede, avendo ormai ritrattato i suoi errori dottrinari. Essi venivano assolti pronunciando una abiura de levi per le colpe meno gravi oppure de vehementi, che riconciliava l’imputato ma gli imponeva di indossare il sambenito per un certo tempo oltre a sottoporlo al continuo controllo del tribunale. Questo gli sequestrava i beni, lo interdiceva dai pubblici uffici e di fatto gli sottraeva la responsabilità civile. Se si trattava di un recidivo, scomunicato in un precedente processo a cui era seguita una abiura, il condannato veniva scomunicato e mandato alla sentenza capitale. Gli accusati potevano contare solo sull’intervento diretto di Dio che, se innocenti, li avrebbe salvati da rogo e torture. Ovviamente, non c’è traccia nella storia di tali interventi divini e chi finiva al rogo, bruciava e moriva.

Quale miglior modo per evitare lo spargimento di sangue se non con un bel fuoco che purifica?

Oggi il monumento compensa in parte la sua triste memoria con la presenza della grande tela “La Vucciria”: un tripudio di colori, di forme e di odori.

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