Il quartiere del Capo ricade in quell’area dove una volta risiedeva il quartiere degli Schiavoni (popoli slavi provenienti dalla Schiavonia,). Esso fu così chiamato quindi dal nome delle truppe mercenarie dalmate assoldate per il commercio degli schiavi. In seguito, questa area oltre il fiume Papireto venne chiamata Seralcadio, cioè Sani-el-Kadì, ossia strada del magistrato.
Il mercato prende il nome da Caput Seralcadii, termine con il quale si indicava la parte superiore della zona che fin da allora era specializzata nella diffusione di prodotti locali dell’hinterland di Palermo. Questo serviva a distinguerla dalla parte più vicina al mare denominata invece Amalfitania (o Quartiere della Loggia), dove risiedevano le nazioni “estere” dedite principalmente al traffico navale.
Il mercato del Capo costituisce il terzo mercato storico più importante della città. L’accesso principale è rappresentato dalla Porta Carini e prosegue fino a piazza Beati Paoli. Secondo la tradizione, l’antica setta segreta si sarebbe riunita proprio in queste strade.
Prima di arrivare in piazza Capo si trova il noto panificio Morello. La prima cosa che si nota è l’insegna a mosaico in stile Liberty che raffigura la dama da tutti conosciuta come “Pupa ru Capu”.
Con gli anni il mercato del Capo ha mantenuto il suo aspetto simile ai suk orientali e la sua popolarità sin dalla mattina presto, con le sue molteplici bancarelle, attirando via via abitanti e turisti.
Ad attirare l’attenzione cibi di ogni genere: odori e taverne lungo le vie del mercato, dove è possibile assaggiare i prodotti tipici del luogo.
Una Palermo di tradizione rimane sempre in continua evoluzione dando sempre spazio alle nuove culture.
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