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La Chiesa di Santa Maria dello Spasimo fa parte di un complesso ecclesiastico costruito a Palermo per celebrare il dolore della madre per il figlio.

Papa Giulio II nel 1509, con una Bolla, autorizzava la donazione del giureconsulto De Basilicò affinché venisse costruita una chiesa in soli sei anni, per le necessità dell’ordine di Santa Maria di Monte Oliveto.

Vennero commissionate due opere importanti, una a Raffaello e una al Gagini: il dipinto “L’andata al calvario” (conosciuto anche come “Lo Spasimo di Sicilia”) e l’altare di marmo.

La costruzione del complesso conventuale fu piena di difficoltà, da quelle economiche visti i lavori imponenti, o come per le vicende causate dalla volontà di fortificazione volute dal Viceré Don ferrante Gonzaga.

L’opera finì incompleta, con importanti danni strutturali che ne cambiarono il destino. Gli abbattimenti del campanile, dei chiostri e delle stanze dei monaci furono talmente gravi che questi dovettero chiedere di essere ospitati nella Chiesa della Magione, lì vicino.

Passarono gli anni e il Viceré, ma non la situazione. I Padri Olivetani abbandonarono il complesso della Kalsa per trasferirsi nell’Abbazia di Spirito Santo.

Quando la Chiesa fu svuotata nel 1582, il Viceré Marcantonio Colonna la trasformò in un teatro pubblico prima, in lazzaretto e in magazzino sanatoriale per le riserve di cereali poi. A questa serie di cambi di destinazione, nel 1835, seguì quella di ospizio di mendicità e nel 1855 di ospedale meretricio. In ultimo, durante la Seconda Guerra Mondiale venne utilizzata come deposito di materiale artistico al fine di preservarlo dai bombardamenti, finché purtroppo venne abbandonata. Era il 1995 quando la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo tornò in auge e restituita al pubblico con la funzione di spazio culturale all’aperto dopo un lungo restauro.

Lo spasimo di Sicilia di Raffaello

Il De Basilicò commissionò a Raffaello l’opera nel 1516 affinché adornasse la cappella funeraria che aveva fatto costruire nella cappella per se stesso.

La storia raccontata dal Vasari narra che quando venne terminato, fu messo dentro una cassa sigillata e trasportato via mare per giungere a Palermo. Purtroppo a causa di una tempesta la nave affondò e miracolosamente la cassa galleggiò fino a Genova. Quando si venne a sapere, i frati della Chiesa di Santa Maria dello Spasimo chiesero a Papa Leone X  di riavere il dipinto che tutto ad un tratto divenne di valore incommensurabile. Fernando D’Ayala, Viceré, nel 1661 riuscì ad ottenere il dipinto dall’abate Clemente Staropoli, che in cambio ne ottenne privilegi e rendite annuali. L’opera venne poi donata al re Filippo IV di Spagna che la mise nella Real Cappella di Madrid.

Oggi l’opera di Raffaello è custodita all’interno del Museo del Prado.

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