Oggi sede dell’Università degli Studi di Catania, La chiesa di San Nicolò l’ Arena dove per “rena” si intende la rena rossa, termine dialettale che indica la sabbia vulcanica presente nel territorio è un luogo unico che racconta le vicende umane e storiche della città dell’Etna dall’antichità fino ai giorni nostri.

Si presenta agli occhi dei visitatori come un gioiello del tardo barocco siciliano, viene fondato dai monaci cassinesi nel 1558. Sconvolto da calamità naturali, distrutto e ricostruito, il Monastero è esempio di integrazioni tra le epoche storiche. Visitandolo si possono leggere, come in un libro aperto, i cambiamenti subiti a causa della colata lavica prima e del terremoto dopo, ma anche degli usi civili a cui viene destinato subito dopo l’Unità d’Italia.

Il primo impianto, nasceva a forma quadrata con un chiostro interno definito dei “Marmi”, per via della presenza del pregiato marmo di Carrara nell’elegante colonnato seicentesco, nella fontana posta al centro e dai decori rinascimentali che ne addolcivano maggiormente l’aspetto.

Dopo il susseguirsi di vari eventi catastrofici, inizia la ricostruzione e il Monastero viene ripopolato da monaci. Ingrandito rispetto alle pianta primigenia: al Chiostro dei Marmi o di Ponente ricostituito e rinnovato da elementi tardo barocchi, si aggiunge il Chiostro di Levante, con il giardino e il Caffeaos in stile eclettico, e la zona nord con gli spazi destinati alla vita diurna e collettiva dei monaci: la biblioteca, le cucine, l’ala del noviziato, i refettori, il coro di notte. Si sfrutta il banco lavico per realizzare i due giardini pensili, l’Orto Botanico – la villa delle meraviglie – e il giardino dei Novizi.

La chiesa di San Nicolò l’Arena, annessa al nuovo plesso monastico, viene pensata come una piccola San Pietro siciliana, luogo di storicità e inconfondibile bellezza.